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Spazio Up Arte APS 13/12/2023 0

Il nostro grande Lucio apre le porte del suo atelier per farci nuotare nei profondi colori delle sue insolite creazioni artistiche.

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Spazio Up Arte APS 15/09/2021

I numeri della divina Costiera

A cura di Roberta Ungaro 

L’arte della ceramica nel salernitano ha tradizioni antichissime e le sue origini risalgono alla popolazione etrusca, conosciuta per l’abilità nella lavorazione dell’argilla e testimoniata dalle numerose fornaci attive o riscoperte sul territorio.

All’artigiano locale non sono mai mancate le capacità tecniche e manuali, ma gli input per farle conoscere e valorizzarle sono quasi sempre arrivati da lontano.

Ne è un esempio la ceramica Vietrese.

Nei primi decenni del Novecento Vietri ed il suo comprensorio si fanno conoscere a livello internazionale, grazie all’innamoramento di alcuni artisti del calibro di Giò Ponti, Stüdemann, Dölker, Irene Kowaliska, Elle Schwarz che trasformarono la pur encomiabile pratica artigianale a produzione artistica.

Fu la grande bellezza del territorio che ispirò i tanti geni artistici e le prestigiose collezioni che ne derivarono.   

Lo stesso Giò Ponti studiò il rinnovamento del linguaggio della ceramica ed enfatizzando il contesto territoriale attraverso colori, i tratti architettonici e naturalistici, ideò le celebri maioliche “Blu Ponti”.

In questo percorso creativo la strada del noto architetto incontrò il mondo di “Ceramiche Luciano"

Ponti manifestò un personale interesse sulle realizzazioni prodotte  da "Luciano" e gli scrisse una lettera dalla redazione di Domus credendo di interagire con  una realtà manifatturiera già strutturata ed avviata  

Dietro quella sigla, in realtà, si nascondeva il talento di un’unica persona: Lamberto Tastardi. 

Le abilità ed intuizioni di Lamberto definirono la stada che da decoratore lo portarono a diventare un capitano d'azienda. 

Lamberto Tastardi, in arte “Luciano” appunto, inizia la sua attività produttiva creando il marchio “Creazioni Luciano” dedicandosi nella fase iniziale alle stoffe dipinte a mano;  mediante l’utilizzo di un  originale metodo consistente nell’intingere le stoffe nei colori predisposti in stampi autoprodotti, spesso realizzati con camere d’aria di pneumatici, si ottenevano delle belle ed originali fantasie astratte.

Dai tessuti la sperimentazione si trasferisce sulla ceramica.

Luciano inventa una nuova tecnica che lo contraddistingue e lo rende riconoscibile in Italia e all’estero, che ricorda il Cloisonné dell’oreficeria, chiamata appunto “il Cloisonné Ceramico”.

Una grana vetrosa di grande spessore e il corpo in terraglia bianca hanno caratterizzato il tratto della sua produzione, ognuna unica ed originale, grazie al processo di fusione casuale di smalti e colori.  Veri e propri arcobaleni cromatici.

L’utilizzo dell’argilla bianca piuttosto che rossa (quella comunemente diffusa a Vietri) consente la realizzazione di un disegno a rilievo chiuso, delimitato da contorni bianchi e accesi che contrastano le vetrine colorate stese in cottura, le quali vengono applicate manualmente.

Questa nuova tecnica, che trova similitudini nel mondo delle vetrate, entusiasmò la famosa Irene Kowaliska, che  predispose alcuni progetti,  adottati poi come modello di produzione. 

Riferendosi all'artista Kowaliska  Lamberto raccontava:

“Nel 1940-43 riproducevo i suoi disegni e quelli di Giò Ponti per la D’Agostino, dal ’46 al ’50 per la Ceramica Musa di Vietri e dal ’55 al ’60, in conto proprio per Miricae. Negli anni ’60 e ’70 veniva a trovarmi in laboratorio. S’interessava molto alla mia nuova tecnica decorativa a rilievo, scaturita dal mio amore per le vetrate e tradotta in ceramica con le vetrine colorate e gradiva in particolare la serie “Casette Mediterranee” in stile arabo moresco della costiera. Mi ricambiò la sua curiosità regalandomi le foto delle sue ceramiche, con i personaggi fiabeschi del periodo sardo-vietrese, per farmeli riprodurre con la mia nuova tecnica decorativa: il Cloisonné. Poi ripassava, felice di vedere i risultati ottenuti …”

La tecnica Creazioni Luciano vanta numerose imitazioni, ma resta ineguagliata in quanto leader nell’utilizzo del Cloisonné Ceramico, dove la particolarità si esprime attraverso i processi di biscottatura e decorazione.

Alla fine degli anni Settanta il Cloisonné Ceramico si apre ai mercati internazionali esportando prevalentemente negli Stati Uniti ed in Giappone, facendo evolvere la struttura aziendale da bottega artigianale a fabbrica.

La forte passione familiare ha condotto i figli Luciano Jr., Roberto ed Enrico, a dedicarsi alla continuità dell’azienda arricchendola di innovazioni, ma mantenendo la tecnica che da sempre contraddistingue la fabbrica.

La produzione attuale si è ampliata estendendo la tecnica a quadri, quadretti, piatti, specchi e soprattutto  i famosi  "Numeri Civici".

Con il termine  Street furniture  (arredo urbano) ci si riferisce  ai diversi oggetti istallati lungo le strade e che assolvono scopi e funzioni  ben precise e  (in via teorica) che attraverso il design, la forma ed il loro posizionamento, dovrebbe tenere conto dell'estetica dei luoghi e dell'identità visiva dell’immagine urbana.

I "numeri di Luciano" hanno anticipato storicamente questa tendenza.

I numeri civici,  introdotti nella seconda metà del 1700, prima dell'intuizione di Lamberto, assolvevano soltanto il compito di identificazione degli immobili utili per fornire servizi come la consegna della posta. Essi avevano forme e modi disomogenei e scarsa cura per l'estetica.

La creazione di numeri civici in stile vietrese, è stata un'intuizione originale e brillante. 

La vera innovazione fu l'introduzione del numero civico scomponibile

Questi prodotti “Luciano”, realizzati in ceramica smaltata, prima vengono disegnati a mano, poi viene inciso nel gesso il negativo , ed infine viene colata l’argilla bianca per essere essiccata, squadrata, rifinita e decorata.

Le prime produzioni erano composte da due cornicette laterali con piastrelle molto più larghe di quelle attualmente in commercio.

Adesso purtroppo tante aziende cinesi, spagnole, greche fabbricano numeri componibili in ceramica con l'intento nemmeno tanto celato di "copiare" la produzione originale. 

L' errore fu di non garantire l'esclusività della produzione con un brevetto; nessuno immaginava infatti che questo prodotto avesse avuto un successo internazionale.

Per recuperare l'errore si decise successivamente di brevettare le piastrelle di un’altra serie (denominata "i limoncini"), ma anche questa fu ugualmente copiata dai cinesi, verso i quali furono aperti dei contenziosi civili che hanno riconosciuto la titolarità dei diritti di produzione in capo a "Creazioni Luciano",  ma non hanno prodotto effetti dissuasivi concreti.

"Il numero" in sé dal punto di vista artistico è un prodotto semplice, ma dietro la semplicità si nasconde una grande ricerca estetica e tecnica. 

Le “Creazioni Luciano”  hanno il merito di essere riconoscibili, ovunque si trovino e di portare con se, attraverso i colori e le forme,  un pezzettino della Divina Costiera

 

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Spazio Up Arte APS 03/02/2023

INCONTRI CON L'AUTORE

SABATO 11 FEBBRAIO ore 20.30 presso la sede dell'associazione

UMBERTO SQUITIERI - scrittore - regista- attore 

presenterà le sue ultime realizzazioni.

Dialogherà con l'autore il giornalista Arturo Calabrese

 

IL LIBRO: LA STAGIONE SELVAGGIA

Per Roberto e la sua famiglia la vita è un cactus: da qualsiasi parte provino a prenderla, li punge sempre. Ma quante volte si può andare a tappeto e rialzarsi? Quanto si può resistere senza lasciare che l’arbitro conti fino a dieci? Sono le domande che il protagonista, crescendo, si pone. In una Salerno che va dal boom post bellico fino agli esagerati anni Ottanta, scoprirà che la vita è un’altalena sulla quale si è sballottati da un folle.

Editore ‏ : ‎ Scatole Parlanti (8 luglio 2022)

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Spazio Up Arte APS 21/06/2017

Tramonto in armonia IV Edizione

Quarto appuntamento sulla pineta di via Belvedere, a Salerno, per salutare il solstizio d’estate e celebrare la giornata mondiale della musica e per riappropriarsi di uno spazio caro ai salernitani, ma che versa nel totale abbandono. L’evento dal nome “Tramonto in Armonia” creato dall’Associazione di promozione sociale “Spazio Up Arte”, presidente Vito Egidio Ungaro, in collegamento con performances ed attività di diverse associazioni, come “ABOVO” di Napoli, “LAND ART CAMPI FLEGREI” di Pozzuoli, Laboratorio teatrale “KAOS” di Montesano sulla Marcellana, Circolo Orizzonti Salerno di Legambiente, Rete dei Giovani di Salerno, Fonderie Culturali di Salerno, Vinaliques di Salerno, Cibarti arte e food, Officina Yoga di N. Chianese e di diversi artisti tra i quali Sonia D’Ambrosi, Rob8, The Bubbles ed Almanegra ha portato in vita, per due giorni,  uno spazio tra i più panoramici della città.

 "Tra-monti in armonia", si potrebbe giocare con le parole, è un evento di nicchia, trascurato dai più, ma di grande valore umano e sociale che consente di fare esprimere in libertà gli artisti. E così è stato sabato e domenica scorsi, con eventi di varia natura, tutti caratterizzati dalla tanta genuinità di intenti, voglia di stare insieme in allegria, desiderio di esserci e mostrarsi senza grandi velleità, ma tanta buona volontà di riappropriarsi almeno per poco, di un piccolo spazio di tempo, di un luogo meritevole di più ampia visibilità. La pineta salernitana può competere, per fascino, bellezza e panorama, con poche altre location. Il luogo, il colle Bellaria, è conosciuto da tutti salernitani con la volgarizzazione del nome “Masso della signora” in “O' mazz r'a signora”. cioè “il fondoschiena della signora", a causa della sua forma assunta, guardandolo dalle colline di Giovi. Posizionato, sovrastando il Forte La Carnale, fino ad inizio anni ‘90, il nome Mazzo Della Signora compariva anche in cartografie e documenti ufficiali. Il colle separa il centro della città dai nuovi quartieri orientali ed ha un panoramico belvedere dal quale si può osservare l'intero golfo di Salerno: i monti Lattari, la Costiera amalfitana, la piana del Sele e, nelle giornate limpide, la Costiera cilentana, nel tratto compreso tra Agropoli e Punta Licosa. Il Colle Bellaria. Durante la seconda guerra mondiale fu dotato di bunker e torrette, e fu teatro di aspri combattimenti durante lo sbarco di Salerno del settembre 1943. Una veduta incomparabile e incommensurabile perché non la si abbraccia con un solo sguardo, in parte incolto, in altre alberato, in talaltre scosceso, in qualche tratto pianeggiante, a naso ha una superficie di circa 7-10 Mila metri. Il luogo, meta di allegre scampagnate negli anni ’50, per la classica gitarella fuori porta, del lunedì in albis, da quasi tutti i salernitani, ora versa in un totale abbandono, tra rifiuti e presenze poco rassicuranti.  Gli amici di “Spazio Up Arte”, dopo aver chiesto le autorizzazioni del caso, armati di tanta buona volontà, si sono incaricati di rendere il posto vivibile, liberandolo dai cumoli d’immondizia, tracce visibili e quantificabili in 20 sacchi neri, o forse più e tanti materiali di ogni genere, di coloro che vi trascorrono ore in libertà, lontani da sguardi indiscreti e che credono di poter fare il proprio comodo, senza rispettare la natura. Si lascia immaginare che tipo di lavoro hanno dovuto faticosamente svolgere  nelle settimane e giorni precedenti per rendere accettabile il luogo, sì da farvi svolgere in esso,  vari tipi di interventi artistici con  attori, teatranti, performer di grande caratura. Tutti encomiabili per la disponibilità ad esserci, ad immergersi nell'atmosfera dell’allegro stare insieme e a darci dentro alle proprie passioni, al punto di coagulare intorno alla manifestazione, tutta botton-up, una quantità di curiosi e appassionati, tornati per qualche ora giovani in libertà. Quando si dice la passione e la voglia-necessità di staccare la spina, vivere senza gli stretti legacci della città, riavvicinandosi ai cugini alberi che tanto possono e forse devono insegnarci a meglio trattare la natura.

 Ci si chiede perché tanta incuria, se la vicinanza del posto alla città che lo rende facilmente fruibile a tutti, anche a piedi, il che non è un danno? Il luogo è demaniale per cui dovrebbe essere di esclusiva competenza del potere pubblico, il quale, però, si trova a decidere se farne un banale luogo da picnic, più o meno organizzato, ma suscettibile di atti vandalici di ogni genere, o di investire cifre considerevoli e come tali da proteggere a tutti i costi con vigilantes continui e professionali, alienando in tal modo, dal godimento persone del ceto medio o basso. Già a fine 2014 è stato indetto un concorso internazionale di idee per la riqualificazione paesaggistica, a tutt’oggi, però, non se ne sa più nulla. E allora ben vengano queste iniziative botton-up, volte ad un recupero occasionale di tali spazi e ad una loro fruizione, in certe giornate meravigliose, che il bel clima di Salerno sa dare ai suoi amati figli. Si ringraziano, allora, gli amici di Spazio Up-arte ed in speciale modo per Vito Ungaro, con il suo amico fidato ed artista Lucio De Simone, una forza della natura, in quanto a dedizione e disponibilità a volere questo evento e a dare tutto se stessi, perché avvenisse e lo si facesse nel modo più semplice e in armonia possibile. E così è stato. Si ritorna a casa grati per essere stati ognuno, a modo suo, un eroe per la sua vita: esponendo, partecipando, fruendo, chiacchierando, polemizzando, mangiando, bevendo, cantando, giocando, muovendosi liberi e tranquilli. Bravi, bravi, bravi! Pertanto la lista degli eventi che si sono andati srotolando, nell'arco di questi due giorni, potrebbe diventare una pedissequa elencazione, invece è un giusto tributo a tutti i protagonisti, dotati e meritevoli.  E’ l’arte a far da padrona,  nei giorni 24 e 25 giugno scorso, sicché si notano delle composizione in ciottoli disposti in certo ordine per terra,  o il drago cinese composto da spazzatura di plastica a far bella mostra di sé alla fine della scarpata, che mena al pianoro, si osservano, inoltre, le installazioni di etichette lignee legate agli alberi riportanti i canoni della silvo-terapia, le formelle di ceramiche con su scritti i versi di poesie di delicati poeti, le installazioni aeree stese sugli alberi, come le forme di pesci marini fatti con legno intagliato, sospesi nell'aria alla maniera di Alexander Calder, per intenderci, che ondeggiavano lieti al dolce vento come per invitare  i consanguinei del mare di sotto ad unirsi a loro ed ancora alle opere pittoriche e scultoree dei partecipanti all’ estemporanea di arte della domenica mattina o alla lezione di degustazione vinicola, oppure alla lezione di yoga per arrivare al monologo del Rob 8 di Alfonso Sessa e a quello più famoso di Aldo Niccolai, splendidamente recitati da ognuno di essi. Una encomio in più va a Sonia D’Ambrosi, un’attrice del teatro amatoriale, tra le più brave di Salerno, che ha letteralmente sbalordito gli astanti per la sua spigliatezza recitativa e la bella prova di memoria affrontata. Poi al calar del sole, la bella musica, energetica allegra, spensierata dei The Bubbles, sabato e il blues triste e nostalgico degli  Almanegra, domenica sera. E tutto questo in libertà sia pure preordinata come da scaletta, mentre si chiacchierava, si parlava, si mangiava, si giocava, si fotografava o si coglieva l'attimo. Belle figure, appassionate, genuine, autentiche, ruspanti e gentili, faticatori e volenterosi, arditi per un giorno, soddisfatti per molti. Avranno di che parlare quando i tetri giorni di sempre faranno loro ripiombare nel turbinio di una vita, spesso, fatta di frustrazioni antiche.

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